Mi sveglio alle 6:30. Lascio il letto con la delicatezza di un bradipo, mi lavo, mi vesto e butto giù un caffè al volo. Nei mesi caldi prendo il monopattino per raggiungere la stazione di Seveso, mentre in inverno mi affido ai miei fidati piedi: 10 minuti di camminata tranquilla e sono lì. La stazione, al mattino, è un microcosmo tutto suo, con i soliti volti e l’aria carica di aspettative. Un’aspettativa, però, si ripete ogni giorno: il treno sarà puntuale?
Il viaggio verso Milano Cadorna, quando va bene, dovrebbe durare poco. Poi però ti accorgi che la puntualità, su questa tratta, è più un’idea che una realtà. Nei momenti migliori riesco a sedermi e godermi il viaggio. Nei peggiori, sembra di essere su un carro bestiame, schiacciato tra troppe persone e pochi vagoni. Un classico. Per recap (trovate in fondo l’excel con i miei appunti)
• Ritardo medio al mattino: 6,14 minuti
• Ritardo medio alla sera: 6,45 minuti
• Ritardo massimo registrato: 55 minuti
• Ritardo totale accumulato: 2.658 minuti, ovvero quasi 44 ore
Se consideriamo che 44 ore equivalgono a quasi due giorni interi, ho praticamente “vissuto” due giorni dell’anno bloccato su un treno in ritardo. Un’esperienza che potrebbe far invidia a chi cerca una scusa per evitare le riunioni del lunedì mattina 😀
Il Secondo Caffè
Quando c’è un ritardo al mattino – e succede spesso – ne approfitto per prendere un secondo caffè al bar della stazione. È diventata una piccola tradizione, un momento per scambiare due chiacchiere con altri pendolari. “Com’è oggi la situazione?” “Soliti problemi, soppressioni a Bovisa.” Non è proprio un buon inizio di giornata, ma almeno c’è solidarietà tra chi affronta la stessa battaglia quotidiana.
Una volta arrivato a Cadorna, il dilemma è: cammino per 20 minuti fino all’ufficio o sfido la metro sperando che funzioni regolarmente? Nei giorni in cui tutto fila liscio, arrivo persino di buon umore. Ma quando il viaggio in treno è stato un disastro, anche quei 20 minuti sembrano infiniti.
A volte, il treno si blocca in mezzo alla tratta. All’inizio ti innervosisci, poi ti abitui.
Ho imparato a sfruttare quei momenti per lavorare: apro il pc, rispondo alle email, controllo i ticket (e la maggior parte delle volte partono altre imprecazioni). Mi tengo occupato, cercando di non pensare al tempo perso. Quando finalmente si riparte, l’unica cosa che spero è che la metro non mi tradisca.
Il ritorno
Se al mattino riesco a sdrammatizzare con il caffè e qualche battuta, la sera è tutta un’altra storia. Dopo otto ore di lavoro, con la stanchezza che pesa, scoprire che il treno è in ritardo ti lascia solo una sensazione: sconforto, e tante bestemmie. Sapere che per lavorare otto ore devo stare fuori casa dieci o dodici ore è frustrante. E il pensiero che forse la sera mi aspetta un treno affollato, un viaggio più lungo del previsto e un’altra camminata al buio verso casa, non aiuta.
Gli Episodi Memorabili
Ci sono giorni che superano ogni limite, come quella volta che ci hanno fatto cambiare binario e treno ben 4 volte. Ogni annuncio sembrava una presa in giro: “Treno sul binario 2”. Tutti a correre verso il binario 2. “Cambio binario, ora sul 4”. Via di nuovo. Alla fine, il treno è stato cancellato, insieme ai due successivi. Un guasto a Bovisa, dissero. Nel frattempo, almeno 400 persone si spostavano da un binario all’altro come uno sciame confuso. Non mancavano di certo i personaggi che sbraitavano contro Trenord, urla disperate che sembravano voler dare voce a tutti noi.
Nonostante tutto, i ritardi non sono riusciti a togliermi la voglia di sorridere. I pendolari di lunga data sviluppano una specie di ironia auto-difensiva. È l’unico modo per affrontare situazioni che altrimenti sarebbero insopportabili. Certo, ci sono giorni in cui sbuffo, ma ce ne sono altri in cui rido. E, in fondo, mi piace pensare che queste storie siano la prova che il pendolarismo non è solo un viaggio: è una palestra di pazienza e di vita.
In attesa di miglioramenti significativi nel servizio, i pendolari lombardi continuano il loro viaggio quotidiano con resilienza e un pizzico di ironia. Perché, come diceva qualcuno, “La vita è un viaggio, non una destinazione”.
E nel caso di Trenord, il viaggio potrebbe durare un po’ più del previsto.
Vi lascio con un recap dei numeri che ho accuratamente segnato su un bellissimo Excel:
Ritardo A/R | Giorni | Min stimati A/R | Min A/R effettivi | % ritardo | Sciopero | |
GEN | 246 | 21 | 1995 | 2241 | 12,33% | x |
FEB | 197 | 17 | 1615 | 1812 | 12,19% | x |
MAR | 224 | 18 | 1710 | 1934 | 13,09% | |
APR | 183 | 21 | 1995 | 2178 | 9,17% | x |
MAG | 157 | 23 | 2185 | 2342 | 7,18% | x |
GIU | 212 | 16 | 1520 | 1732 | 13,94% | |
LUG | 186 | 17 | 1615 | 1801 | 11,51% | x |
AGO | 50 | 9 | 855 | 905 | 5,84% | x |
SET | 218 | 13 | 1235 | 1453 | 17,65% | x |
OTT | 472 | 21 | 1995 | 2467 | 23,65% | |
NOV | 393 | 18 | 1710 | 2103 | 22,98% | x |